Tre classici per non dimenticare la Shoah

Tre classici per non dimenticare la Shoah

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“Nonostante tutto continuo a credere nell’infinità bontà dell’uomo”. In una delle ultime frasi del Diario di Anna Frank sono racchiusi molti dei motivi per i quali resta essenziale tramandare il racconto dell’Olocausto e dare voce ai milioni di innocenti sterminati dal nazismo.Molti dei sopravvissuti non ci sono più, ma la giornata della Memoria, con le sue tante iniziative è l’occasione per riscoprirne le vicende e trasmetterle ai nostri figli grazie ai libri. A partire proprio dai grandi classici.

IL REMOIR.

Il Diario di Anna Frankk, che nonostante la sua bellezza iconica finisce spesso all’interno delle classifiche sui volumi che tutti dicono di  aver letto senza averlo realmente fatto, narra la storia delle famiglie ebree Franke  e VanDamme nascoste in una soffitta di Amsterdam per sfuggire ai nazisti. A raccontarla con tono lieve, curioso e vivace e a tratti perfino allegro, è una piccola bimba di nome Anna. Un antidoto commovemte ai mali della guerrra ma anche uno strumento utile ai più giovani per capire che le speranze, sebbene infantili vivono molto più a lungo degli orrori.

IL ROMANZO.

Altro libro che non ha bisogno di presentazioni è Se questo è un uomo di Primo Levi. La sua prosa secca ed efficace raschia le coscienze e ci impone a non dimenticare, ma allo stesso tempo prova a farci inquadrare un fenomeno complesso e terribile. E lo fa meglio di molti altri, mostrando la dignità dell’uomo di fronte agli spietati meccanismi dello sterminio di massa.

IL FUMETTO.

La storia di una famiglia israelita dagli anni 30 ai 70, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti: la racconta Maus di Art Spegelman, un graphic novel dove gli ebrei sono raffigurati come topi (da qui il titolo) e i nazisti come maiali. Un padre scampato dall’Olocausto, una madre che non c’è più e il figlio che disegnando prova a trovare un ponte tra sè, l’anziano genitore e gli orrori passati. Risultato: Un cult.

Gabriele

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