Opinioni diverse sul nuovo pianeta

Opinioni diverse sul nuovo pianeta

 

Le opinioni dei giornalisti su Kepler 

Cosa hanno detto le maggiori testate giornalistiche? quali sono le opinioni?

Piergiorgio Odifreddi: «La scoperta di Kepler 452b è solo un tassello del puzzle, sintetizzato nel 1961 in una famosa formula dall’astronomo Frank Drake che vuole calcolare qual è la probabilità che nella Via Lattea ci sia vita simile alla nostra.

E lo fa stimando a cascata quante stelle ci sono nella galassia, quante di esse possiedono pianeti, quante di essi possono ospitare la vita, e su quante si sono evoluti esseri intelligenti.

Il risultato del calcolo è condensato nel titolo del libro di Amir Aczel Probabilità uno: cioè, abbiamo quasi la certezza che da qualche parte della Via Lattea ci siano esseri come noi».

Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica

 

In realtà negli ultimi anni ha preso corpo la teoria opposta a quella di Drake: l’ipotesi non della probabilità ma della “rarità della vita extraterrestre”.

Umberto Minopoli: «La missione Keplero è figlia di questa nuova ipotesi astrofisica. Inutile vagare nel cosmo alla ricerca di segnali inviati da viventi. Meglio concentrarsi sulla ricerca di pianeti che possano essere candidati, per le condizioni che presentano, all’ipotesi di ospitare la vita.

Qualunque essa sia. È la ricerca della “fascia dei riccioli d’oro” (Goldilocks): pianeti che si trovino, nel rapporto con la loro stella, in “zone abitabili”.

Doveva essere una ricerca di “pianeti rari”, la versione disincantata dell’ottimismo probabilistico. Non più traduzione di onde radio ma fotometria.

È la tecnica della missione Discovery di cui fa parte il telescopio Keplero. È stata un fiume in piena. In pochi anni, oltre 17.000 esopianeti sono stati scandagliati come possibili candidati alla fascia di Goldilocks.

Finora, però, erano tutti scandalosamente grandi. Come e più di Giove.

E la grandezza non è un buon segno per la vita. Ora, questa fantastica novità».

Umberto Minopoli, Il Foglio 

Giovanni Caprara: «In ogni caso, per noi resterà un sogno la prospettiva di visitare pianeti così somiglianti al nostro perché la vita umana ha i tempi della Terra e non del cosmo.

La loro ricerca, però, è importante perché dimostra come l’universo abbia un’identità diversa da come l’abbiamo immaginata fino a vent’anni fa. Secondo la Nasa nella nostra galassia sarebbero miliardi i pianeti extrasolari e poi ci sono altre galassie e altri miliardi di candidati possibili.

Cercare questi pianeti non è inutile: significa inseguire la conferma di un’idea rivoluzionaria; e cioè che la vita non è patrimonio esclusivo del nostro mondo».

Giovanni Caprara, Corriere della Sera

Gabriele

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