Violazione della privacy su facebook

Violazione della privacy su facebook

Forse questa volta Facebook ha davvero superato ogni limite sulla violazione della privacy. Esaminiamo il caso di Havard.

La questione è il non rispetto degli “alti standard etici del gruppo”, nient’altro.

Una mancanza grave per un’azienda come Facebook, che fa dell’osservanza di certe regole comportamentali un fattore di principio.

E così Aran Khanna è stato fatto fuori ancor prima di entrare. Il ragazzo, studente a Harvard, non farà lo stage a Menlo Park come era già stato concordato con l’università, mancano le basi sulle quali fondare un rapporto di fiducia, fanno sapere da Facebook.

Il casus belli è la creazione da parte dell’informatico di un’estensione, ossia un’applicazione aggiuntiva per il browser Chrome – Marauder’s map –, che permette di seguire gli spostamenti dei propri amici sul social network sfruttando una falla di Messenger – la posizione geografica di ciascun utente che veniva automaticamente aggiunta durante la fase di spedizione di qualunque messaggio –, la chat legata alla creazione di Mark Zuckerberg.

Ma l’errore imperdonabile dello studente è stato quello di non aver segnalato il problema direttamente alla direzione, ma di aver reso disponibile il download dell’applicazione a tutti sul proprio blog.

 

E’ stato però il successo del plugin, che in pochi giorni è stato scaricato da oltre ottantamila utenti, a mettere nei guai Khanna.

Uno sgarbo imperdonabile per Facebook, che ha agito di conseguenza, prima intimando al ragazzo di cancellare il post, eliminare l’estensione e non parlare con la stampa, e poi rescindendo lo stage in azienda.

Poco importa se il lavoro dello studente ha permesso di scovare un falla nella sicurezza delle chat che condividevano automaticamente e senza esplicito consenso da parte dell’utente la geolocalizzazione del messaggio, un comportamento del genere non può essere contemplato.

Sulla privacy infatti Zuckerberg non transige, soprattutto per quanto riguarda quella dei problemi interni del social network. Parlare di cosa non va in Facebook è tabù, pena il licenziamento. Non è la prima volta che viene applicato a un dipendente o stagista il “metodo Khanna”.

Gabriele

Invia il messaggio