Nuove stelle e nuovi pianeti

Nuove stelle e nuovi pianeti

Da otto anni si raccoglievano dati dai satelliti su nuove stelle e pianeti. Ecco i risultati.

Nel 2009, Kepler inizia a raccogliere i dati.

Dati di una strana stella che nel 2011, dopo un lungo lavoro di elaborazione, mostrano un comportamento anomale, bizzarro, inedito, sconosciuto della stella.

L’intermittenza luminosa, i suoi dips, non sembrava ascrivibile al passaggio di un pianeta. Non rispettava, infatti, il pattern usualmente riportabile a tale fenomeno.

L’intermittenza si presentava, agli occhi degli scienziati, non come un pianeta solido e compatto ma come una specie di “big mess”, una nuvola di cose confuse, una diffusa e  aggregazione di materia senza una precisa geometria, in orbita intorno alla stella. Non era un esopianeta.

Quello che stava orbitando la stella appariva, piuttosto, come qualcosa che i cosmologi conoscono bene: il disco di polvere e detriti che circonda una stella neonata e da cui, come è accaduto al Sole quattro miliardi e mezzo di anni fa, si forma poi un sistema solare.

Tutto chiaro dunque? Si, se non fosse per un particolare: quella stella non è giovane. E una nebulosa di polvere e detriti non può esistere attorno a una stella che non è giovane.

Elementari conoscenze della legge gravitazionale e di complessa ma solida fisica e meccanica celeste lo escludono. Basta qui dire che manca, nel caso in questione, la pistola fumante, il segnale immancabile di una nebulosa di polvere orbitante una stella neonata: l’irraggiamento di luce nella gamma delle onde infrarosse.

Se non ci sono queste onde, la polvere non c’è. E lì non ci sono.

Planet Hunters

A segnare una svolta per la comunità dei Planet Hunters, un paper di Tabetha Boyajian, professoressa della Yale University e tra gli ideatori del programma dei Planet Hunters.

L’autrice elenca, minuziosamente, ogni possibile spiegazione ordinaria e di fisica conosciuta del fenomeno della strana stella.

Nessuna di essa passa il varco della conferma scientifica e di un giudizio di elevata probabilità della sua possibilità.

Ogni possibile spiegazione sembra sottrarsi alla plausibilità, in base alle conoscenze e ai modelli di comportamento stellare accumulati in decenni di osservazione.

Il paper conclude: “I dati sembrano così incredibili da far dubitare che si tratti di dati reali”. E, invece, si tratta, di dati reali.

Gabriele

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